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Abbazia
Santa Maria delle Moje
L’Abbazia benedettina sorge sulle sponde dell’Esino e prende il nome
dalla vegetazione arbustiva detta “moje” caratteristica di tale
ambiente fluviale, in origine circondata da una selva detta “Santa”,
fu fondata all’inizio dell’XI secolo dalla famiglia degli Attoni -
Alberici - Gozoni come monastero privato.
L’Abbazia ebbe un notevole sviluppo dal 1295 al 1400, infatti, arrivò a
possedere 430 ettari circa di terreno. La decadenza ebbe inizio nel XIV secolo e si accentuò nel secolo
successivo, dovuta alla diminuzione delle vocazioni monastiche.
I benedettini rimasero fino al 1456, anno in cui Papa Callisto III affida
l’Abbazia al Capitolo della cattedrale di Jesi. Nel 1524 l’Abbazia subì un primo restauro, come testimonia l’epigrafe
posta sopra l’arco dell’atrio. Nel 1600 l’Abbazia venne elevata a parrocchia, decisione questa
stabilita dal Concilio di Trento e per ciò dotata di fonte
battesimale.
Nel 1788 l’Abbazia venne nuovamente restaurata: l’altare fu spostato
dietro la porta principale, che venne chiusa, e il nuovo ingresso fu
aperto nell’abside centrale; nello stesso secolo, inoltre, crollò buona
parte del monastero, crolli che furono risanati con il restauro avvenuto
tra il 1919 e il 1924 a cura della Soprintendenza ai monumenti delle
Marche. Dopo questi ultimi restauri, l’Abbazia è entrata a far parte della
“lista dei monumenti italiani di importanza nazionale”.
L’Abbazia è ancora oggi fiancheggiata a sinistra dalla via detta
anticamente Flambenga, diverticolo della Flaminia e a destra dal fiume
Esino.
L’Abbazia
di Santa Maria delle Moje è una costruzione romanica, che si compone di
due parti: la chiesa e l’avancorpo. La chiesa è costruita con blocchi regolari di pietra calcarea, la pianta
è a croce greca, con quattro pilastri al centro e cinque absidi, delle
quali tre in fondo e una per ciascun fianco.
La chiesa è divisa al suo interno da tre navate concluse da absidi, e
divise da due robusti pilastri per lato, di sezione cruciforme.
La navata centrale è coperta da una volta a botte ogivale, mentre le
navate laterali sono coperte da volte a crociera.
L’avancorpo è dotato di un terzo piano, oggi suddiviso in diverse
stanze e adiacente all’avancorpo si eleva il cinquecentesco campanile
quadrangolare. Gli elementi decorativi sono rappresentati da capitelli di forma cubica
ornati da intrecci floreali, foglie d’acanto e palmette e dalle cornici
delle absidi laterali che riportano un motivo a denti di lupo.
Esternamente il portale è stato completamente restaurato, presenta una
molteplice modanatura composta da tre archivolti poggianti su semi
pilastri e semicolonnine laterali, anche quì sono presenti temi
decorativi ad intreccio e vegetali (palmette dritte e rovesce, tralci a
nastro piatto, ornati con fogliami stilizzati, cauli e rosette).
Del
monastero rimangono solo due ambienti: uno rettangolare, coperto da volta
a botte in laterizio, dal quale una scala conduce in una stanza
sotterranea, coperta con volta a crociera, da cui partono 3 cunicoli;
l’altro ambiente, comunicante con il primo è accessibile anche dal
cortile (ex chiostro), a pianta quadrilatera e coperto da quattro volte a
crociera, probabilmente quest’ambiente era la sala capitolare.
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