LE MARCHE

A Journey through Baroque

WINERIES & CELLARS

 

 

 

La Beata Vergine

nel

Polittico di Lorenzo d'Alessandro

a Serrapetrona 

 

Nelle Marche, la storia e la fede di epoche ormai remote giungono a noi tramite le immagini, i colori e le guglie degli imponenti polittici rinascimentali.  I polittici sono dipinti composti da più tavole incernierate tra loro, che richiamano con cuspidi e pinnacoli l’articolata struttura delle chiese gotiche. 

Da oltre sei secoli queste maestose opere d’arte arricchiscono e decorano con la loro magnificenza non solo le zone absidali delle cattedrali maggiori, ma anche gli altari delle chiese minori sparse sul territorio. Un patrimonio diffuso che allieta la vista ed il cuore dei viaggiatori che percorrono le tortuose stradine della zona collinare e pedemontana e giungono nei piccoli borghi e nelle deliziose chiesette dell’entroterra marchigiano. 

Nell’area dei Monti Azzurri, e precisamente a Serrapetrona, si trova uno splendido polittico quoattrocentesco opera di Lorenzo d’Alessandro.

Questa mirabile rappresentazione della fede, della devozione e dell’arte è custodita nella chiesa di San Francesco. Nel corso degli anni, è stata attribuita, a vari artisti, ma oggi finalmente la critica è concorde nell’averlo restituito al pittore severinate Lorenzo D’Alessandro, grazie alle ricerche archivistiche di Raul Paciaroni il quale trovò un documento relativo al saldo del contratto (1496) stipulato tra magistrum laurentium e Mariano di Gentile di Serrapetrona.  Il nodo dell’attribuzione è stato quindi sciolto anche se -scrive Pietro Zampetti- “L’errore commesso […] è ampiamente giustificabile in quanto Lorenzo in quest’opera si rifà chiaramente al polittico lasciato dal folignate [Niccolò Alunno n.d.R.] a San Severino tanti anni prima, nel 1468. Il legame, evidente, è la miglior testimonianza della continuità dell’influenza esercitata dall’Alunno e dal suo psicologismo patetico, che probabilmente corrisponde alla richiesta della committenza”.

Il sontuoso polittico è strutturato su due ordini e racchiuso entro una ricca cornice tardogotica commissionata all’intagliatore e intarsiatore marchigiano Domenico Indivino.

Nell’opera si nota la rifioritura d’orientamenti e stilemi arcaici, d’origine veneta, che si legano indissolubilmente ed armoniosamente alle conquiste rinascimentali e agli insegnamenti di Piero della Francesa e Carlo Crivelli. 

Al centro, la Vergine siede sul trono e tiene il Divin Pargoletto disteso sulle ginocchia, con lo sguardo abbassato in profondo raccoglimento. Il capo della Madre di Dio non è ornato col consueto velo bianco, ma dietro i capelli, scompartiti da una scriminatura centrale, splende un nimbo dorato su cui si legge Ave, maris Stella, un saluto augurale tratto dal primo verso di un inno alla Madonna con cui il pittore amava completare l’attributo iconografico dovuto all’Eletta fra le spose. 

Degna di nota è la figura di  S.Pietro, che denota un atteggiamento piuttosto fiero (probabilmente poiché occupa il posto d’onore, alla destra della Vergine), sfoggia una tiara che assomiglia alla corona d’un principe, e sorregge le sacre chiavi tenendole a mo’ di scettro: il suo sguardo non è rivolto alla Madonna, ma si perde lontano. Alla sinistra della Vergine, in forte contrasto, s’inchina in atteggiamento patetico, ultra – devoto ed ultra – espressivo S. Francesco d’Assisi. 

L’opera testimonia la fedeltà della comunità locale mediante l’esaltazione e la celebrazione della figura di San Francesco come esempio di vita cristiana ed apostolica, modello di spiritualità e devozione. 

 

The Travel Consultant

 

Si ringraziano:

Comune di Serrapetrona


Fonti:

Comune di Serrapetrona 

www.politticideimontiazzurri.it

 



 

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